giovedì 17 gennaio 2013

I Verdi scompaiono? Forse è meglio così!


[di Valter Cirilllo]   Mi ha fatto riflettere l’articolo di Aldo Cazzullo sul Corriere del 10 gennaio (dall’eloquente titolo La scomparsa degli ecologisti), che rileva come in Italia, a differenza di altri Paesi,  i Verdi siano sostanzialmente scomparsi dalla scena politica. Il problema, osserva Cazzullo, non è solo di rappresentanza, ma soprattutto di iniziativa politica, nel senso che nelle agende politiche di questo e quel partito le tematiche ambientali sono praticamente scomparse, sotto l’incalzare della recessione e dei problemi legati alla produzione, all’occupazione e allo sviluppo quantitativo del Paese.

Personalmente sono consapevole della centralità del tema ambientale, sia locale, sia globale, in un mondo che ha superato i 7 miliardi di abitanti e si avvia a doverne far convivere quasi 10.
A metà degli anni ’80 fondai (insieme ad un gruppo di amici ben più qualificati di me) la rivista Ambiente, di cui sono stato per 7 anni il direttore responsabile; parecchie battaglie, nel mio piccolo, le ho fatte anch’io, quasi sempre dalla parte apparentemente perdente (cioè non intransigente e attenta anche alle necessità dello sviluppo economico); ho sempre avuto un atteggiamento attento a ridurre l’impatto ambientale mio e della mia famiglia, anche con qualche sacrifico personale. Insomma,
saranno cose da poco, ma a me bastano per considerarmi un ambientalista convinto. E tuttavia l’eventuale scomparsa dei movimenti ecologisti e dei Verdi (intesi come movimento politico) mi lascia del tutto indifferente. Anzi, mi sembra  un segno positivo. E per vari motivi, di cui, per brevità, cito solo uno.

Si tratta di un motivo quasi fisiologico, legato al fatto che quando una
qualsiasi aspirazione ideale (nel nostro caso la tutela ambientale nelle sue varie sfaccettature) si trasforma in un “organismo”, la prima cosa che fa è mettere al primo posto una nuova priorità, che è comprensibile e molto naturale, ma sempre ben diversa da quella ideale per cui l'organismo è nato. Questa nuova priorità è “nutrirsi per sopravvivere”. E più l’organismo è grande, maggiore è la necessità di nutrirsi, cioè, per dirla chiaramente, di trovare soldi. Cosa che molto spesso avviene a scapito dell’ideale di partenza.

Per fare un esempio, ricordo Patrick Moore che, uscito da Greenpeace (di cui è stato uno dei fondatori), l’ha più volte accusata di «aver scelto la via della disinformazione, del sensazionalismo e della paura, con posizioni che sono spesso “contrarie” per partito preso» .
Il che fa riflettere sulle recenti critiche rivolte alla stessa Greenpeace (per esempio dal Comitato dei lavoratori Enel di Brindisi), che sostanzialmente la accusano di imbastire campagne pseudoambientaliste basate sulla disinformazione, ma tanto più aggressive quanto maggiore è la necessità di trovare nuovi fondi. Cosa confermata dal fatto – secondo il suddetto Comitato –  che le recenti campagne contro l'uso del carbone nel nostro Paese coincidono, guarda caso, con il declino delle entrate registrato da Greenpeace Italia nel 2011, anno in cui i proventi sono aumentati solo dell’1,5%, rispetto ad una media del + 26% nei quattro anni precedenti.

In realtà le esigenze dell’ambiente sono oggi molto diverse da quelle degli anni ’70 e ‘80, quando i movimenti ambientalisti sono nati. Da allora sono stati fatti progressi enormi a favore dell’ambiente, della salute e della qualità della vita, ma nessun ambientalista li ricorda: per loro siamo sempre e solo su l’orlo del baratro.

Il bello è che, nel frattempo, il baratro potrebbe davvero materializzarsi. Ma non riguardo la discarica dietro casa, il tunnel nella collina là davanti, la centrale eolica che deturpa il paesaggio. Riguarda invece il pianeta intero, e presenta  aspetti di tale crescente complessità che gli ambientalisti non sanno gestire e che quindi si rifiutano di affrontare nei suoi vari aspetti. Tra cui, in primo luogo, quelli che riguardano la competizione economica e l'evoluzione complessiva del mondo globalizzato.

Il  risultato è che, per sopravvivere, troppo spesso i movimenti ambientalisti diventano i paladini di tutti gli estremismi, trasformano ogni singolo problema in una catastrofe e, facendo leva sulla paura e su l’egoismo della gente, creano complicazioni aggiuntive e finiscono per essere essi stessi un ulteriore ostacolo alla soluzione dei problemi. Anche di quelli ambientali.  (Valter Cirillo)

1 commento:

  1. Sul fallimento dei verdi segnalo la prima puntata di un breve saggio di Mario Signorino
    Il "lungo fallimento" verde
    Panda, Bugie e Kamikaze
    pubblicato su l'Astrolabio - Newsletter degli Amici della Terra
    URL: http://www.astrolabio.amicidellaterra.it/node/350

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