sabato 16 aprile 2011

Sono cambiate le priorità energetiche e climatiche e non ce ne siano accorti?

Tranne i politici – impegnatissimi a salvaguardare il sacrosanto diritto del più forte di poter fare quello che gli pare – non conosco una sola persona che si occupa di energia che non sia maledettamente preoccupata della situazione internazionale e delle possibili conseguenze per il nostro Paese.

Tensioni geopolitiche nei Paesi produttori di petrolio del nord Africa e del Medio Oriente; guerra civile in Libia con interruzione dei rifornimenti di gas e petrolio; terremoto in Giappone con relative conseguenze sul futuro del nucleare e sui mercati di petrolio e gas; forte aumento del prezzo di petrolio e prodotti petroliferi con possibile ripresa dell'inflazione e aggravamento della crisi economica.
Mai, in così breve tempo, tanti elementi negativi si sono abbattuti su un settore strategico come l'energia. Con conseguenze in parte impossibili da valutare nella loro potenziale gravità, ma in parte quasi scontate.

Tra queste ultime c'è la certezza che a livello mondiale il costo dell’energia, al di là del balzo che ha già fatto, costerà ancora di più. E di molto, se i programmi nucleari dovessero davvero essere ridimensionati, perché nel mondo reale, quello concreto dei fatti, proprio non esiste il quesito “con che cosa si può sostituire la potenza nucleare?”. Si può sostituire solo con le fonti fossili. Le rinnovabili, in questo, non hanno alcun ruolo, a parte i grandi impianti idroelettrici, che però non si fanno in qualche mese e certamente non si possono fare ovunque.
Il che vuol dire più petrolio, più gas e (soprattutto) più carbone.

Ne deriva (seconda conseguenza scontata) che sarà più difficile e più costoso raggiungere gli ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra, nonostante il possibile forte sviluppo delle fonti rinnovabili. Al riguardo mi permetto di dare qui – a titolo di esempio - un dato piccolo piccolo che non troverete in nessuno degli organi di informazione pieni di esaltanti notizie sullo sviluppo delle rinnovabili. E riguarda la Cina, che, come immagino saprete, è diventato (e di gran lunga) il maggior Paese al mondo nello sviluppo delle rinnovabili. Ebbene pur con tutti gli sforzi in questo settore, nel 2009 la quota di energia primaria soddisfatta in Cina con le rinnovabili non è aumentata, ma scesa all’8% (dal 9% del 2008).

In tutto questo qui in Italia nessuno si preoccupa dell'incertezza delle fonti e dei Paesi da cui ci approvvigioniamo per le nostre esigenze energetiche? Nessuno si ricorda che quello dei costi è un problema che se non è controllato ha ripercussioni drammatiche sulla competitività del Paese, e quindi sui salari e sull’occupazione?

Se un alieno dovesse decidere di atterrare in Italia, si convincerebbe facilmente che i terrestri hanno solo due problemi energetici: salvaguardare gli incentivi per il fotovoltaico e impedire che si parli di nucleare.
Ma scusate, fino a qualche mese fa il principale problema della Terra – quello suscettibile di causare sconvolgimenti biblici e catastrofi apocalittiche – non era l’eccessiva emissione di gas serra e il conseguente riscaldamento climatico? Non ci sono più questi rischi? Sono cambiate le priorità e non me ne sono accorto?  Per favore illuminatemi!

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