sabato 9 aprile 2011

Et voilà! Il pompaggio dal cilindro

Ieri il ministro Paolo Romani ha fatto una affermazione sorprendente. Nel senso che è stata una vera sorpresa, una sorta di fulmine a ciel sereno.
Rispondendo ad un’interrogazione in Senato, il Ministro dello Sviluppo Economico ha affermato che la soluzione ai problemi energetici dell’Italia potrebbe essere il caro vecchio idroelettrico. «Stiamo studiando lo schema dei pompaggi – ha detto Romani - che potrebbero complessivamente generare una potenza installata di qualcosa come 15.000 MW, che teoricamente potrebbero sostituire le centrali nucleari che avevamo immaginato».


Si noti quel “avevamo immaginato” che suona come una pietra tombale sul rilancio del nucleare. Peraltro rafforzata dalla successiva affermazione del Ministro, sul fatto che lo stop al nucleare rende necessario «rivedere il piano energetico nazionale complessivo» e che a tal fine «è giunto il momento di fare la Conferenza nazionale sull’energia». Dico che questa seconda affermazione rafforza quanto evoca la prima perchè è ben noto che parlare di programmazione in Italia è solo un espediente per rinviare alle calende greche. Nè è chiaro a quale piano energetico nazionale faccia riferimento Romani, dato che l’ultimo varato (e mai rispettato) risale al 1988, mentre l’ultimo tentativo di realizzarne uno risale, se non sbaglio, al '92.
È invece chiarissimo che il Governo sta annaspando tra idee fantasiose e vacuità d’azione.

L’idroelettrico è stata una risorsa storicamente fondamentale per lo sviluppo energetico italiano. Tra i grandi Paesi industrializzati siamo tra quelli che ancora ne beneficiano maggiormente: nel 2010 ha coperto il 18,3% dell’energia elettrica prodotta in Italia (dati Terna).
Abbiamo in esercizio 2.256 impianti, di cui 1.270 micro e mini (con potenza inferiore a 1 MW), 682 con potenza compresa tra 1 e 10 MW, e 304 di taglia maggiore ai 10 MW (di cui 17 con potenza superiore a 200 MW).
Di tutti questi impianti 22 sono a pompaggio, prevalentemente di tipo

"misto", cioè impianti che generano elettricità utilizzando acqua di provenienza naturale, ma anche, in piccola parte (meno del 5%) acqua “pompata” da un bacino inferiore. Gli impianti a pompaggio “puro” (che cioè generano elettricità solo con acqua pompata da un bacino inferiore a uno posto sopra la centrale) sono pochissimi, ma in genere di grande potenza. In particolare in Italia ne sono in servizio 4 (Edolo, Chiotas, Presenzano e Delio) di potenza unitaria superiore ai 1.000 MW.

Sostanzialmente una centrale idroelettrica a pompaggio è costituita da due bacini idrici, ubicati uno a monte e l’altro a valle della centrale vera e propria. Nelle ore diurne di punta, durante i picchi di domanda elettrica, l'acqua viene fatta fluire dal bacino superiore a quello inferiore passando attraverso le turbine. Nelle ore notturne e nei giorni festivi, quando la domanda è minima, la stessa acqua viene ripompata (da cui il nome) al bacino superiore, in modo da ricostituire l'invaso occorrente al successivo ciclo di funzionamento.

In pratica le centrali a pompaggio assorbono energia elettrica poco pregiata (prevalentemente la produzione notturna proveniente dal parco termoelettrico di base), per restituirne una quantità minore (circa il 70%, a causa delle perdite del ciclo), ma di pregio molto maggiore, nelle ore di punta.
Esse costituiscono un elemento di grande importanza per la gestione della rete elettrica: sono infatti le centrali che possono entrare in servizio più rapidamente per far fronte a imprevisti picchi della domanda e per seguire l'andamento del carico nelle ore di punta. Cosa che fanno senza emissioni di alcun tipo e inoltre - particolare importante – garantendo una elevata disponibilità, continuità e sicurezza di servizio, poiché sono svincolate dalla idrologia (si devono solo reintegrare le perdite per evaporazione).
Infine stanno acquisendo maggiore importanza anche in relazione alla necessità di integrare in rete quote crescenti di energia rinnovabile.
Infatti, poiché sono ideali per fronteggiare gli imprevisti, e niente è più imprevedibile della generazione eolica e solare, gli impianti a pompaggio possono essere la soluzione tecnica per integrare in rete rilevanti potenze rinnovabili, la cui aleatorietà sono in grado di compensare anche per molte ore consecutive. Non a caso molti Paesi stanno pensando proprio al pompaggio come ad una sorta di stoccaggio dell’energia rinnovabile.

Ora, senza dubbio in Italia è possibile realizzare nuove centrali a pompaggio, anche in zone non particolarmente ricche di risorse idriche naturali. Ad esempio la centrale di Presenzano (Caserta), con i suoi 1.000 MW, è quasi del tutto svincolata dall’uso di acqua naturale.
I 15.000 MW ipotizzati dal ministro Romano sembrano però parecchi, anche perché l’impatto ambientale di questo tipo di impianti non è propriamente irrisorio.

Ma il punto non è se si riusciranno a realizzare. Il punto è che l’energia da esse generata è costosa, anzi, la più costosa tra quella ottenuta da centrali convenzionali.
Ecco perché non si capisce se in Italia, a proposito di energia, si pensi prima di parlare o semplicemente si apra la bocca per dargli fiato. Tanto più se originali proposte come quella di Romani vengono associate – come ha fatto il Ministro – all’esigenza di fare un “piano energetico nazionale”, cioè di programmare.

Nella situazione italiana, tanto per essere chiari (con una potenza efficiente disponibile che ha raggiunto i 107.000 MW, con svariate altre migliaia di MW in costruzione, e con una domanda che solo in poche ore dell’anno arriva a 55.000 MW) per i prossimi 7-10 anni dovremmo fare proprio un bel niente. Non dovremmo metter su nemmeno un altro MW. Qualunque euro investito oggi in nuova potenza, nella logica con cui lo si è fatto finora, peggiora la nostra situazione economica.
Ricordiamo sempre che (pur avendo noi un parco di generazione elettrica abbastanza giovane ed efficiente, ma prevalentemente basato sul gas, che non è certo la fonte più economica) l’elettricità prodotta in Italia ha mediamente un costo del 30% superiore a quello degli altri Paesi europei con cui dovremmo competere (quasi del 100% rispetto alla Francia).

Qello che dobbiamo fare
non è sviluppare questa o quella tecnologia, ma semplicemente:
1) ridurre le emissioni
2) ridurre i costi
3) programmare un futuro con minori emissioni e minori costi.
Il che, nel breve e medio termine, vuol dire puntare sul risparmio e sull’efficienza energetica, rimodulare il sistema dei trasporti, incentivare la produzione di energia rinnovabile a basso costo (cioè, in pratica, il kWh termico, anziché di quello elettrico), potenziare tutte le risorse nazionali (rinnovabili e non), investire solo nell’ammodernamento o nella riconversione degli impianti più inquinanti, investire molto in ricerca e sviluppo tecnologico. E poi - sul più lungo termine – pensare a come dovranno essere sostituite le centrali di base oggi in esercizio man mano che, tra 10-15 anni, cominceranno a diventare troppo vecchie.
Qui entra in campo la programmazione: per la generazione di base continueremo ad andare a gas, punteremo sul carbone pulito, avremo bisogno del nucleare, o riteniamo che saranno adeguate le fonti rinnovabili?

In tutto questo le centrali a pompaggio non c’entrano niente, se non per 3-4 nuovi impianti a supporto delle fonti rinnovabili. E sempre che, ancora una volta, non si pensi che possiamo fare a meno di considerare le ragioni dell’economia e della competitività.

5 commenti:

  1. Ti accorgi forse solo oggi di un problema fondamentale, l'assenza da parte del nostro governo di un piano energetico nazionale. Ci hanno parlato solo di centrali nucleari e per motivi che nulla hanno a che vedere con strategie energetiche hanno messo da parte il discorso nucleare per un anno e con esso il non esistente piano energetico.
    Il dubbio sulla reale convenienza economica del nucleare rimane (se non per chi dovrebbe costruirli). Il titolo di questo post è esemplare della politica di questo governo, oggi la sparata sui sistemi di pompaggio, ieri hanno scoperto di avere fatto un'immane cazzata prorogando gli incentivi generosissimi sul fotovoltaico del 2010, regalando di fatto un sacco di soldi a pochi speculatori e senza ottenere uno degli obbiettivi principali dell'incentivo: quello di abbasssare i costi.
    Anche i sistemi di pompaggio hanno i loro problemi, non si parla di riempire e svuotare una vasca da bagno.
    Abbiamo problemi ben più grossi che cercare di costruire nuove centrali, come giustamente dici: un sistema di trasporti medioevale con l'aggravante che invece dei cavalli usiamo motori diesel che consumano un'infinità di gasolio, un infinità di edifici con efficenza energetica scandalosa e non ultimo l'adeguamento della rete elettrica nazionale, non è possibile pagare impianti eolici per non produrre energia perché la rete è inadeguata.

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  2. dimenticavo, tu dici "puntare sul KWh termico, anziché elettrico" parlando di rinnovabile a basso costo, ma pensi che sia più facile distribuire energia termica o energia elettrica? Io ho dei pannelli solari termici, da aprile a settembre mi produrranno sicuramente un sacco di acqua calda, ma quell'energia io non riesco a sfruttarla, quindi dove sta l'economicità del KWh termico?

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  3. Precisazione, il 70% come rendimento di pompaggio mi sembra troppo ottimista, devi pesarlo sul rendimento sia delle turbine che delle pompe.

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  4. No, il 70% di rendimento di un impianto a pompaggio efficiente è corretto. Anzi, per essere precisi, l'autore del post (a proposito: complimenti!) avrebbe dovuto dire che il rendimento è in genere dal 70 al 75%. Per leggere una valutazione bassata su dati tecnici, vedi http://www.fisicamente.net/SCI_SOC/NUCLEARE_cap2.pdf

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  5. giustamente dici che abbiamo una potenza efficiente più che doppia del nostro picco di consumi.
    Se allora importiamo energia dall'estero è SOLO perchè ci conviene e perchè la paghiamo meno.
    Non è quindi che l'Italia abbia bisogno di nuove centrali NEANCHE Nucleari.
    Abbiamo bisogno di riconvertirci gradualmente ad un mix di rinnovabili, magari NON incentivando le "assimilate"

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