lunedì 1 febbraio 2010

Il nucleare conviene. Per due ragioni, più una da valutare con attenzione

Ci sono due ragioni per cui il nucleare è senz’altro una opzione cui ricorrere. La lotta ai cambiamenti climatici e la possibilità di accrescere l’indipendenza energetica, riducendo le importazioni di combustibili fossili.
E poi c’è una terza ragione, anche questa a favore del nucleare. Ed è quella economica. Che però va valutata con attenzione, perché la sua convenienza non è scontata, ma dipende in gran parte dalla capacità del “sistema Paese” di saperla cogliere.

È questa la convinzione di Luigi De Paoli (nella foto), professore di economia dell’energia all’Università “Bocconi” di Milano, espressa in un recente intervento sulla Staffetta Quotidiana (agenzia quotidiana specializzata in energia, accessibile solo a pagamento).
Secondo De Paoli i favorevoli e gli oppositori al nucleare citano spesso cifre senza i necessari distinguo, senza l‘indispensabile chiarezza.

Nel mondo - afferma - sono in costruzione numerosi reattori, ma la maggior parte di essi in situazioni economiche e sociali (Russia, India e Cina) non confrontabili con la realtà italiana. Citare questi casi per confronti economici è quindi del tutto fuori luogo.

Un esempio che invece potrebbe essere paragonabile è quello della Corea del Sud, dove si stanno costruendo 6 nuovi reattori con costi piuttosto contenuti e notevoli indotti industriali e commerciali. Non a caso i coreani stanno vendendo tecnologia nucleare in numerosi Paesi e puntano a controllare una grande fetta del mercato mondiale.
Secondo il modello coreano – afferma De Paoli - la produzione di energia nucleare verrebbe a costare poco più di 4 centesimi di euro per kWh: un prezzo sicuramente conveniente per un Paese come l’Italia.

Tuttavia la situazione delle centrali che si stanno costruendo in Europa è diversa. I due reattori EPR che sono in costruzione in Finlandia e in Francia stanno infatti costando più del previsto a causa di difficoltà e ritardi. Le stime più attuali calcolano un costo finale che varia tra 5,5 e 6 eurocent/kWh. Che comunque è pur sempre inferiore al costo medio dell’elettricità italiana (circa 6,4 eurocent/kWh nel 2009), mentre il progettista Areva non ha tutti i torti ad affermare che gli attuali ritardi sono legati al fatto che i due reattori sono dei prototipi e dunque alla scarsa pratica degli ingegneri e delle aziende costruttrici. Due condizioni che a regime scompariranno.

Secondo De Paoli in definitiva il nucleare è comunque conveniente, ma il suo costo è anche un indicatore dell’efficienza di un sistema-Paese. Una prova particolarmente significativa per l’Italia, a suo parere. Ma, aggiungo io, dobbiamo davvero dare per scontato che non siamo in grado di confrontarci con i migliori e accettare una eterna subalternità?

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