sabato 2 gennaio 2010

Il grande contributo alle emissioni di gas serra di un certo ambientalismo

È crescente il numero degli ambientalisti impegnati che si ferma a ragionare sui risultati di decenni di attività ambientalista. Scoprendo una cosa ovvia, e cioè che l’ambiente in cui viviamo è davvero l’unico ambiente in cui può e deve vivere non un astratta umanità, ma questa umanità, composta da quasi 7 miliardi di persone che intendono svilupparsi, muoversi, divertirsi, alimentare il corpo e l’anima in modo adeguato alle proprie individuali esigenze.


Esigenze che, per la quasi totalità di individui, sono molto diverse da quelle auspicate da alcuni illuminati ambientalisti. E che prevedono crescenti consumi di energia.
Non c’è quindi da stupirsi che siano sempre di più gli ambientalisti "doc" convinti che l’energia nucleare sia il modo migliore per soddisfare la domanda mondiale di energia e per  salvaguare l’ambiente.

Mi ha colpito il post pubblicato da Enerblog (Il nucleare può salvare il mondo) con la posizione filo-nucleare di Mark Lynas, un noto ambientalista britannico, esperto di cambiamenti climatici, di cui ho letto il recente 6 gradi: la sconvolgente verità sul riscaldamento globale (tradotto in italiano da Fazi editore).

Quella di Lynas è tutt’altro che una posizione isolata. Apertamente a favore del nucleare si sono infatti dichiarati ambientalisti di rango come Jared M. Diamond (uno degli intellettuali più noti a livello internazionale, autore tra l’altro di Armi, acciaio e malattie – con il quale vinse il Premio Pulitzer nel ’97 – e di Collasso: come le società scelgono il fallimento o il successo), Patrick Moore (uno dei fondatori di Greenpeace), Stewart Brand (tra i più noti ambientalisti americani, si è spinto a prevedere che nei prossimi 10 anni la maggior parte del movimento ambientalista sarà filo-nucleare), Fredd Krupp (di Environmental Defense), Jonathan Lash (del World Resources Institute), James G. Speth (rettore della Scuola di Studi Ambientali di Yale) e molti altri. Senza dimenticare il più famoso di tutti, James Lovelock, che da quando si sta battendo per convincere i giovani ambientalisti che il nucleare è «l’unica opzione oggi possibile per salvare il pianeta» è stato trasformato dal “padre” degli ambientalisti che era (è lui il creatore della teoria di “Gaia”) all’attuale vecchio rincoglionito (espressione riferitami pochi giorni fa da una ambientalista piuttosto nota nel movimento, qui in Italia).

Ciò che più mi ha colpito nella posizione di Lynas è l’affermazione che proprio gli ambientalisti vanno annoverati tra i maggiori responsabili delle emissioni di gas ad effetto serra. « Le emissioni di anidride carbonica dovute alle attività degli ambientalisti - afferma - hanno un ordine di grandezza che probabilmente si aggira intorno alle centinaia di milioni di tonnellate».

Lynas fa riferimento al fatto che l’opposizione degli ambientalisti ha ridotto o evitato la costruzione di nuove centrali nucleari, ma, così facendo, ha anche incentivato la realizzazione di centrali a fonti fossili, come il gas, nel caso dell’Italia, e soprattutto il carbone, nel resto del mondo.

Il suo è un discorso globale. Tuttavia ha un rilievo davvero particolare per l’Italia, dove la rinuncia la nucleare seguita al referendum ambientalista dell’87 ha portato non solo ad aumentare considerevolmente le emissioni di gas serra, ma anche a sostenere costi ingentissimi (a cominciare dai 5.000 miliardi di lire già spesi per le due centrali nucleari di Montalto di castro, chiuse a lavori avanzati, per non parlare della centrale di Caorso, fermata quando era già in servizio) e ad incrementare la vulnerabilità energetica del Paese.

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