giovedì 14 gennaio 2010

Abitare vicino alle centrali nucleari riduce il rischio di leucemia nei bambini

L’articolo pubblicato ieri da Repubblica sui presunti rischi per la salute di bambini che vivono presso centrali nucleari (La centrale come vicino di casa: pericolo leucemia per i bambini) mi ha lasciato stupefatto.
Non tanto per la tesi, che è l’ennesima panzana ideologica, buttata lì con la speranza di farne una mezza verità. Quanto perché a “buttarla lì” è un giornale tra i più importanti, e che – per quanto mi riguarda - è anche il mio giornale preferito. E lo è perché credo che, in generale, sia tra i più indipendenti e seri. Ma non per l'informazione sull’energia (e sul nucleare in particolare), che a mio avviso può definirsi con un solo nome: informazione ideologica, come il caso dell’articolo sopra citato sembra dimostrare.

Intanto l’impaginazione. Una intera pagina con abbondanza di illustrazioni, il che, per chi sa qualcosa di informazione, la dice lunga sul risalto che si intendeva dare alla cosa. Inoltre l’autore (Francesco Bottaccioli) è presentato con un bell’asterisco che rimanda alla sua carica, tanto per chiarire che si tratta di una persona autorevole. In radioprotezione? Macché, Bottaccioli, riporta Repubblica, è “Presidente onorario della Società italiana di psiconeuroendocrinoimmunologia”. Con un nome simile deve essere per forza una cosa seria, e, per quanto ne so, può anche essere: non ho alcuna competenza in materia. Ma confesso anche che, consultando il sito della società, qualche perplessità mi rimane: «La psiconeuroendocrinoimmunologia – si legge sul sito della PNEI - studia l’organismo umano nella sua interezza e nel suo fondamentale rapporto con l’ambiente, nell’accezione più vasta del termine. Con la PNEI si afferma, pertanto, una visione olistica, scientificamente fondata, della medicina, che consente il dialogo e il recupero di tradizioni mediche antiche e non convenzionali che si prestano alla verifica scientifica, nel quadro di una medicina integrata, di una nuova, superiore, sintesi medica».

Poi i contenuti. Che ovviamente sono di responsabilità del Bottaccioli. Ma sbaglio se penso che pubblicandoli così, con tale risalto, senza una sola parola di cautela, Repubblica li avalli?

Sulle tecnologie energetiche mi aspetteri che proprio Repubblica (prima o poi) si decida ad avviare un dibattito serio sull’energia nucleare. Nell'unico senso che credo debba interessare un grande giornale di informazione che  intenda contribuire all’evoluzione di un Paese democratico, industrializzato, in evoluzione e che compete in una economia di mercato. Un giornale che pertanto si preoccupi di dare, anche sul nucleare, una informazione:
-- critica, che è alla base della democrazia (confronto tra posizioni diverse e verifica che tali posizioni si basino su dati di fatto e non su preconcetti)
-- che tenga conto delle evoluzioni delle tecnologie (anche in rapporto alle esigenze tecnologiche della società e del suo sistema produttivo)
-- che valuti la prevedibile evoluzione sociale (ad esempio sui consumi di energia in termini quantitativi e qualitativi)
-- e che tenga presente i costi e i fattori di competitività (non mi stancherò mai di ricordare che, secondo i dati ufficiali della UE e dell’OCSE, l’industria italiana paga l’energia elettrica dal 30 al 50% in più delle industrie dei Paesi con cui vorrebbe competere).

Magari, da un simile impegno informativo, non verrebbero solo dati a favore del nucleare. Ma, certo, continuare a dare solo informazioni prevenute e di parte non aiuta.

Con lo stesso metodo usato da Repubblica, potrei tranquillamente scrivere un articolo che titola: “Abitare vicino alle centrali nucleari riduce il rischio di leucemia nei bambini”. E avrei un mare di dati a sostegni. Ad esempio: in Italia non ci sono centrali nucleari, eppure è noto che il tasso di tumori e leucemie infantili sia da noi superiore a quello di tutti gli altri Paesi industrializzati ( vedi qui oppure vedi qui la tabella nella prima pagina). Una percentuale molto superiore alla media di Francia, Germania, Gran Bretagna, Svezia e Spagna, che nel nucleare ci sguazzano. Ergo: è evidente che la vicinanza alle centrali elettronucleari, relativamente ai tumori, fa bene alla salute.

Un simile modo di ragionare sarebbe idiota, anche se un buontempone potrebbe affermare che è basato su dati di fatto. L’articolo di Bottaccioli pubblicato da Repubblica certamente idiota non è, però non scientifico e male informato sì.

Non scientifico perché tenta di dimostrare qualcosa per partito preso, basandosi su una causa ignota. Tra l’altro Bottaccioli sa benissimo (lo scrive pure!) che lo studio da lui citato non dice che presso i siti nucleari tedeschi si registra un maggior tasso di leucemia dovuto alle centrali. Dice invece che non se ne conoscono le cause. Che non è la stessa cosa (e infatti sono state ipotizzate anche cause che nulla hanno a che vedere con il nucleare).

Male informato, perché non sa che lo studio BfS da lui citato afferma (a pagina 16, paragrafo “Attributable Risks”, vedi il link sotto): «This means that under the model assumptions, 29 of the 13,373 cases diagnosed with cancer at less than 5 years of age from 1980 to 2003 in Germany, i.e. 1.2 cases per year, could be attributed to living within the 5-km area of a German NPP». Ossia si parla di 29 casi su 13.373. E una incidenza dello 0,22%, in statistica, non vuol dire niente. E infatti poco dopo lo stesso studio aggiunge: «These estimates are rather inconclusive because they are based on a very small number of cases». Cioè il numero di casi è talmente basso che i relatori dello studio non ci credono loro per primi.

E soprattutto Bottaccioli ignora che, a seguito dello studio del BsF, il Ministero dell’Ambiente tedesco ha commissionato uno studio di verifica alla Commissione nazionale di Protezione Radiologica, la quale è stata categorica nell'affermare che non esiste alcuna evidenza su quanto affermato nello studio BfS. Tant'è che il Governo tedesco si è guardato bene dallo sgombrare bambini d'intorno alle centrali. Ha invece fatto quello che tutti gli chiedevano di fare. Cioè niente, a parte confermare la fiducia nella sicurezza delle centrali, di cui ha recentemente annunciato l'allungamento della vita per altri 20 anni.

Preciso che non sapevo nulla dello studio citato da Bottaccioli prima di leggere l’articolo di Repubblica. Ci ho messo meno di 15 minuti a rintracciare su Internet lo studio in questione, e, nel farlo, a venire quasi automaticamente a conoscenza del successivo studio del Ministero dell’Ambiente tedesco che lo smentisce, oltre ad una decina di articoli di autorevoli radio-protezionisti che spiegano come e perché quello studio non porti ad alcuna conclusione che riguardi le attività elettronucleari. 15 minuti per rintracciare i documenti e un paio d’ore per studiarli. Io sono certamente di una abilità mostruosa, ma, cercando bene, forse, magari anche a Repubblica c'è qualcuno che con un po’ di buona volontà avrebbe potuto fare lo stesso. Se fossero stati interessati a informare, anziché a comunicare idee preconcette.

-- Lo studio dello BfS tedesco citato da Bottaccioli

-- Lo studio del Ministero dell’ambiente tedesco che lo smentisce

22 commenti:

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  4. @paglia
    io ho trovato questo.....
    http://annonc.oxfordjournals.org/cgi/reprint/mdl498v1
    e poi questo
    http://www.euro.who.int/Document/E90767.pdf
    pag 93

    in italia sono oltre 50 per milione, il dato più alto fra tutti i paesi.....
    con eventi così rari è quasi certo trovare significative discrepanze nella distribuzione dei casi

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  5. bell'articolo!Vorrei dire una cosa, a rimarcare il concetto che hai brillantemente espresso. Da cittadino, qualsiasi centrale/fabbrica/industria costruita vicino alla mia abitazione desterebbe in me inquietudine e angoscia. Questo perchè nel nostro Paese tendiamo a non dare le risposte, anzi ancora peggio tendiamo a non porci domandi, a non saper/volere approfondire. Nel caso specifico del nucleare quello che tendenzialmente si sa è che si tratta di un pericolo mortale! Poi il fatto che in Europa ce ne siano numerosissime sembra non interessare a nessuno.
    Il problema, come giustamente hai affermato, sta, non tanto nella disinformazione quanto sulle paure e spauracchi metabolicamente assorbiti in noi. La tendenza è quella di non voler sapere piuttosto che decidere.

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  6. @ Mirko Paglia:
    mi sembra che nel tuo intervento ci sia un po' di confusione nei dati.

    Intanto parli di leucemie, mentre i dati che commenti parlavano di tumori in generale. Ma questa è una svista trascurabile: in fondo, non cambia il cuore del problema.

    La vera confusione è un’altra: i dati epidemiologici che citi per Italia e Stati Uniti, se ho capito bene, si riferiscono alla percentuale di casi di leucemia sulla popolazione generale.

    Lo 0,22% di cui si parlava era invece la percentuale, sui casi di tumore nei bambini sotto i 5 anni in Germania, di quelli attribuibili secondo lo studio del Bfs alla vicinanza a una centrale nucleare. Per la precisione, questa percentuale è simile se ci si riduce al caso delle leucemie: 0,3% (20 casi su 5893).

    Che questi dati siano poco significativi lo ammette lo stesso studio, come segnalato anche dal post originario: “These estimates are rather inconclusive because they are based on a very small number of cases”.

    Lo conferma il secondo studio citato da Anonimo (studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, quindi difficilmente accusabile di disinformazione): “The higher than expected incidence of childhood leukaemia near some nuclear reprocessing plants is probably attributable to factors other than radiation, and children living near to nuclear power plants do not have an increased risk of leukaemia”.

    Come poi nota Anonimo, lo studio dell’Oms dimostra che il dato più alto è proprio in Italia, dove notoriamente non ci sono al momento centrali nucleari in attività.

    Se invece sono io ad aver capito male i dati che citi, ti chiedo gentilmente, la prossima volta, di scrivere in modo più chiaro, per farti capire su un blog anche da chi non si intende per niente di statistica.

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  7. Ho interpretato male i dati pensando si riferissero alla popolazione, e non sui casi. La mia convinzione mi ha portato ad essere molto critico nei miei commenti, ingiustificatamente. Ringrazio della correzione.

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  8. Probabilmente Repubblica ha affrontato male la questione, affidando il valore di alcune affermazioni al curriculum discutibile di Bottaccioli.

    Ma il problema rimane, ed è tutt'altro che smontanto dalle accuse approssimative fatte da questo articolo.

    Affermazioni come "una incidenza dello 0,22%, in statistica, non vuol dire niente" a chi conosce un po' di statistica fanno sorridere.
    La significatività statistica di una grandezza non è espressa dal suo valore assoluto (quale sarebbe la soglia che divide la significatività dalla sua negazione? 10%? 20% E chi la decide?), ma da appropriati test statistici che, manco a dirlo, sono definiti di significatività. Una grandezza anche dello 0,001% potrebbe, alla luce di tali test, essere significativa. Nel caso di specie, poi, lo studio non si è rivelato efficace per via della poca numerosità del campione. In definitiva, lo studio non porta a poter affermare la bontà della tesi (la vicinanza alle centrali nucleari non porta all'aumento di tumori), ma non la nega neppure. E questo sarebbe già un buon motivo per invocare ulteriori studi. Invece, l'articolista canta vittoria.

    Invece, altri studi che affermano in modo più robusto la medesima tesi ci sono. Eccone uno, ad esempio, anche abbastanza recente: http://www.ehjournal.net/content/8/1/43

    Un'altra cosa che mi lascia perplesso dell'articolo è il fideistico affidamento alle fonti ufficiali (governo tedesco, oms). L'oms, ad esempio, nel 1959 firmò un protocollo d'intesa con l'Aiea nel quale si stabiliva che la prima, in caso di controlli e verifiche sanitarie sugli impianti nucleari, anche in caso di incidenti, deve rendere conto all'Aiea.
    L'Aiea, per chi è a digiuno di queste cose, dipende direttamente dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU, mentre l'Oms "solo" dal Consiglio dello Sviluppo Sociale. L'Aiea, per chio non avesse ancora capito, è gerarchicamente sovraordinata all'Oms per quel che riguarda questioni di sicurezza sanitaria. Se per lei delle notizie non devono essere divulgate, l'Oms chiuderà la bocca.
    Ed infatti, quando successe quello che successe a Chernobyl, l'Aiea soppresse lo studio sulle conseguenze sul genoma umano. Promosse, invece, gli interessantissimi studi sugli effetti sulle carie. L'Oms obbedì perchè non potè far altro.
    Il risultato è che, ufficialmente, per l'Oms, per l'Aiea e per i Pinby, a Chernobyl ci sono stati un tot di morti ed un tot di contaminati. Fine della storia. Le conseguenze irreversibili sul genoma, uffcialmente, non esistono.
    Gli atti di 2 congressi sugli effetti dell'incidente, del 1995 e del 2001, sono stati censurati dall'Aiea.

    Invece di fare del tifo fanatico mi porrei delle domande.

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  9. http://www.presadiretta.rai.it/dl/portali/site/puntata/ContentItem-e0326a48-2e52-4380-bd13-dec42532d1e3.html

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  10. mirko, te lo dico sempre, la tua ignoranza in ambito nucleare ti fa prendere degli svarioni paura......ti ho già molte volte dato prova che tutto quanto riferito dal programma è falso.....ma continui a propagandare falsità.......

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  11. secondo me Enrico tipo come fosse Antani!!!

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  12. Vedo che qui ci sono ingegneri, statistici ecc. Vorrei solo fare un'osservazione da medico. La storia della medicina è costellata di pesanti cantonate che hanno portato (e purtroppo a volte portano ancora) lutti e sofferenze molto concrete e tangibili. E' sicuramente vero che non esistono studi "scientifici" definitivi, assolutamente certi e non "capovolgibili" dopo pochi anni o semplicemente cambiando un pio di parametri. Questo credo che possa onestamente riconoscerlo chiunque abbia studiato qualsiasi branca scientifica. A me sembra che con la scelta nucleare si vadano a correre dei rischi enormi (Chernobyl è dietro l'angolo della nostra memoria e i danni sui bambini continuiamo a vederli tuttora e probabilmente per migliaia di anni). Ma forse ne vale la pena? I paesi che hanno il nucleare, magari molto come la francia, stanno meglio di noi? Hanno meno disoccupazione. Vivono meglio, sono più felici? C'è solo un rischietto (molto limitato naturalmente) di dannare intere generazioni. Ma forse effettivamente ne vale la pena.

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  13. Per correttezza lo studio del Ministero dell’ambiente tedesco ma dice proprio il contrario ovvero che il metodo utilizzato è stato applicato correttamente:
    Were the statistical methods that were used adequate?
    The data were modelled by means of conditional logistic regression. That is considered to
    be the standard procedure for a "matched" case-control study. It was decided, a priori, to carry out an analysis with continuous distance data (1/distance) and an nalysis with distance categories. The categories were defined prior to the start of the analysis (5 km-radius zones). All important analyses were replicated by an additional statistician, from the Coordination Center for Clinical Trials (KKS) in Mainz.
    In epidemiological procedures, it is customary to give (two-sided) 95 % frequency intervals. The aspect that needs to be discussed is one-sided hypothesis testing, i.e. calculation of a one-sided 95 % confidence interval. In light of the developments leading up to the study, while one-sided hypothesis testing is acceptable, in a rigorous approach the old cases that were known prior to the commencement of the (later) study should have been excluded. If the old data are to be included, two-sided testing would be the more
    suitable approach.
    Overall, the statistical analyses were carried out properly and correctly. There are no indications of any undeclared post-hoc analyses aimed at creating statistical significances – for example, by adapting the definition of the distance categories to the observed case distribution.

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  14. Dice semplicemente che non è causata dalle dosi radioattive prodotte dalla centrale nucleare.
    Can any conclusions regarding dose be drawn from the distance?
    No, no conclusions regarding dose can be drawn from the distance. In the study period, the
    discharges of radioactive substances from nuclear power plants, via exhaust air, varied by a factor of more than 100 from plant site to plant site, and, over time, at the individual plant sites.

    E la domanda giunge spontanea ... come mai c'è questa relazione?
    Are there other factors that could explain the leukaemia rates found?
    Numerous factors have been cited that are suspected of triggering childhood leukaemias or
    at least of being involved in such triggering. At the same time, there is virtually no factor,
    apart from ionising radiation, that would not be open to controversy in this regard. There
    are strong indications that leukaemia development is a multifactorial process, and that the contributions of the various individual factors are each so small as to be impossible to detect. The factors that have been discussed in this regard, in addition to ionising radiation, include many different chemicals; infections; magnetic fields; social status; characteristics at birth (weight at birth, order of birth, breastfeeding); and others.

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  15. Va comunque citato che la relazione con la distanza con le centrali nucleari ...
    Nonetheless, the evidence for a statistical
    correlation between residential proximity to the nuclear power plants considered in the study and children's risks of contracting cancer – especially leukaemia – predominates.

    anche se bisognerebbe analizzare ulteriormente alcune discriminanti, ovvero se le persone sottoposte ad analisi potevano essere influenzate da altri luoghi (di vacanza piuttosto di passata dimora, con il relativo tempo di esposizione)
    Pursuant to the data from the
    second part of the study, about one-third of all case / control families moved at least
    once after the study was conceived. To take adequate account of the timeliness of
    the etiology, and to be able to identify potentially critical time windows for exposure, the study should have reconstructed the residential histories for these study participants until the time at which the study was conceived.

    Contro il questo studio si può solo dire che non sono state condotte sperimentazioni su animali per verificarne l'attendibilità reale.
    No experiments or animal testing
    relative to the dependency of radiation effects on proximity to the nearest nuclear power plant have been carried out.

    Certamente è buon senso porre attenzione a questi dati! infatti bisogna approfondire questo studio e soprattutto:
    What additional studies are needed in order to clarify the matter?
    1 Collection of additional data, to supplement the KiKK Study data

    1.1 Survey of the mobility behaviour of the population, including seasonal workers
    (maintenance personnel, agricultural workers) within the area covered by the
    KiKK Study.

    1.2 Study of the potential changes in the immunological situation in the vicinity of
    nuclear power plants – for example, using the frequency of the occurrence of
    infectious diseases as an indicator – in order to determine whether
    accompanying circumstances that occur at sites of nuclear power plants could be responsible for the increase in leukaemia incidence.

    2 Intensified promotion of interdisciplinary basic research aimed at illuminating the
    causes and mechanisms of leukaemia incidence in children

    3 Epidemiological studies
    Since childhood leukaemias are extremely rare (in Germany, about 4 to 5 cases occur per
    year per 100,000 children), many of the epidemiological studies conducted in the past have lacked the power to have even a chance of detecting relevant effects and the causes of such effects. For this reason, intensive consideration needs to be given to designing and financing international studies in ways that can overcome such difficulties.


    CONCLUSIONI (dopo aver fatto 4 chiacchiere con un'amica dottoressa in oncologia al centro tumori Milano):
    Entrambe le posizioni di Bottaccioli e l'affermazione in cui si dice che Lo studio dello BfS è stato smentito dal ministero dell'ambiente, sono entrambe scorrette.
    La realtà dei fatti è quella esposta sopra (le citazioni in inglese sono tratte dallo "Assessment of the Epidemiological Study on Childhood Cancer in the Vicinity of Nuclear Power Plants (KiKK Study) " ovvero il presunto smentitore)

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  16. Certamente è buon senso porre attenzione a questi dati! infatti bisogna approfondire questo studio e soprattutto:
    What additional studies are needed in order to clarify the matter?
    1 Collection of additional data, to supplement the KiKK Study data

    1.1 Survey of the mobility behaviour of the population, including seasonal workers
    (maintenance personnel, agricultural workers) within the area covered by the
    KiKK Study.

    1.2 Study of the potential changes in the immunological situation in the vicinity of
    nuclear power plants – for example, using the frequency of the occurrence of
    infectious diseases as an indicator – in order to determine whether
    accompanying circumstances that occur at sites of nuclear power plants could be responsible for the increase in leukaemia incidence.

    2 Intensified promotion of interdisciplinary basic research aimed at illuminating the
    causes and mechanisms of leukaemia incidence in children

    3 Epidemiological studies
    Since childhood leukaemias are extremely rare (in Germany, about 4 to 5 cases occur per
    year per 100,000 children), many of the epidemiological studies conducted in the past have lacked the power to have even a chance of detecting relevant effects and the causes of such effects. For this reason, intensive consideration needs to be given to designing and financing international studies in ways that can overcome such difficulties.

    CONCLUSIONI (dopo consulta con amica oncologa presso centro tumori Milano):
    Entrambe le posizioni di Bottaccioli e l'affermazione in cui si dice che Lo studio dello BfS è stato smentito dal ministero dell'ambiente, sono entrambe scorrette.
    La realtà dei fatti è quella esposta sopra (le citazioni in inglese sono tratte dallo "Assessment of the Epidemiological Study on Childhood Cancer in the Vicinity of Nuclear Power Plants (KiKK Study) " ovvero il presunto smentitore)

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  17. Se solo il in crucconia applicassero la stessa metodologia usata nello studio Kikk per valutare le aree attorno a centrali a carbone o ad impianti industriali...
    Non è possibile che, data l'importanza dell'argomento, questa analisi trasverale a parità di metodo non sia fatta. Fino a che non saranno eseguite indagine di questo genere, io reputo i numeri attorno al nucleare pura fuffa.
    E' mai possibile che CRIIRAD non voglia rispondere se hanno mai realizzato misurazioni ambientali sulla radioattività (livelli e tipologia) attorno a centrali nucleari? Loro si rendono disponibili per misurazione su commissione, come è chiaramente indicato sul loro sito, ora, che in francia di centrali a carbone ne esistano ben poche, non mi spiega perché i crucchi non si rivolgano a loro o a qualcun altro per simili misurazioni. Capisco che nello studio del Kikk di misurazioni di radioattività non ci sia nessuna traccia, e che abbiano detto che questi dati non sono disponibili mentendo (come afferma lo stesso BfS in risposta allo studio Kikk), ma accidenti, questo comportamento è tutto tranne che onesto! Stessa cosa per gli amici del RPHP di Mangano, interpellati han detto che non hanno mai eseguito analisi sugli effetti delle emissioni radioattive da centrali a carbone e che non hanno idea di chi le faccia.
    Bravi, a me sa tanto di crociata contro il nucleare, perchè chi sa come funzionano e cosa emettono le centrali a carbone, come MINIMO pretende analisi comparate. O il problema è che delle due fonti, quella commercialmente più forte è il carbone (a livello mondiale) e quindi avere studi che vedono il nucleare come il male minore avrebbe implicazioni come dire, imbarazzanti?

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  18. L'anonimo non ha ben capito che il Kikk non misura le radiazioni! ma valuta una relazione tra distanza centrale nucleare e manifestazioni malattie leucemia infantile (la domanda alla fine è colpa delle centrali?... il Kikk non lo afferma con assoluta certezza). Il resto è pura invenzione.

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  19. Studi studi e bla bla bla.... Premesso che se nel 1400 studiavo nei libri che la terra era piatta, poi arrivò colombo che sbagliando strada..... Nel frattempo fior di studi demonizzano il nucleare ma l'alternativa è il petrolio e il carbone!!! Geniali!!! Clap clap!!! poi facciamo i verdi e compriamo auto elettriche che ricarichiamo con??? io vivo a milano e in meno di un mese abbiamo avuto ben 3 black out nella ns zona di cui 1 durato piu' di un ora e tutti dopo le 23, grande idea la bioraria, il primo che dice che possiamo coprire questi picchi con l'energia solare ed eolica lo rimando alle elementari (anche a quel paese)nel frattempo lo stato che dovrebbe tutelare la mia salute spaccia tabacco però avvisando che fa male wow!!!

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  20. @Andrea Locati, non pensavo si dovessero sbandierare studi del 1400 in cui la terra era piatta ... anche perchè ci sono autorevoli studi di colleghi ingegneri i quali sostengono l'assoluta sicurezza del nucleare (o meglio rischio calcolato con benefici superiori all'eventuale disastro). Personalmente ritengo sia opportuno valutare rimanendo obbiettivi e non di parte (generalmente un ingegnere nucleare non sputa nel piatto in cui mangia). Si dovrebbe valutare terze parti indipendenti.

    Le alternative sono, in maniera del tutto strategica le fonti rinnovabili. L'energia rinnovabile è emersa come una fonte significativa nel mix energetico mondiale, responsabile di circa un quinto della produzione di energia elettrica in tutto il mondo. Gran parte di questo successo è scaturito da incentivi economici e l'impegno politico significativo da parte dei paesi, in particolare quelli dell'OCSE. Massicci investimenti ha avuto luogo su scala globale, con costi per la maggior parte delle tecnologie in costante diminuzione. Di conseguenza, le tecnologie energetiche rinnovabili stanno diventando economicamente più attraente in un numero crescente di paesi e delle circostanze, con la Cina, l'India e il Brasile emergendo come leader nella distribuzione.
    Il problema di Milano è prevalentemente legato alle celle che vengono saturate. Mi spiego in maniera semplice. Vi sono tre livelli di distribuzione dell'energia elettrica: l'Alta Tensione (AT) ottima per minime perdite sulla lunga distanza, la Media Tensione (MT) ottima per l'utilizzo industriale (semplificando il concetto) e la Bassa Tensione (BT) utilizzata per uso prevalentemente residenziale/terziario. Dobbiamo immaginare la distribuzione come cerchi concentrici dove l'AT contiene un certo numero di celle di MT che ha sua volta contiene un certo numero di BT. Le celle del livello più basso hanno una "portata" limitata. La corrente è da paragonare all'acqua. Quando c'è tantissima richiesta rispetto alla fornitura salta il tutto.
    La causa è ben chiara ai tecnici di A2A: il troppo caldo. Lo chiamano stress termico. La rete è sollecitata da brusche variazioni di temperature che il terreno assorbe come una spugna e non è in grado di disperdere.Nelle viscere della città scorrono quattromila chilometri di cavi, interconnessi, come la tela di un ragno. Ad andare in tilt sono i giunti tra i cavi, stressati dalle temperature elevate laddove, sotto terra, si concentrano molti altri servizi e altrettanti cavi.
    Ovvero anche se ci fosse stata una centrale nucleare a fornire energia, le celle di basso livello si sarebbero surriscaldate comunque.
    Non mi risulta siano avvenuti dopo le 23 http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/12_giugno_21/black-out-quartieri-senza-luce-a2a-guasti-caldo-201694062766.shtml
    Ovvero quello del 19 giugno 2012 (ore 11.55) http://archiviostorico.corriere.it/2012/giugno/20/Cavo_guasto_ore_blackout_Sei_co_7_120620019.shtml (danneggiato il cavo sotterraneo di media tensione)
    Quelli subito dopo http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/06/21/il-caldo-manda-in-tilt-la-rete.html (Gli operai di A2a ci hanno detto che i cavi che passano sotto le strade sono vecchi di almeno 40 anni e il caldo li fa squagliare)
    Insomma una questione di cavi sproporzionata alla potenza richiesta.
    E' assolutamente possibile coprire i picchi con qualsiasi fonte energetica, purché utilizzata nella maniera corretta.
    Nel contesto attuale europeo si sta cercando di avvantaggiare le fonti non programmabili perchè hanno il minor impatto ambientale. Abbinate all'utilizzo più razionale dei consumi si può rapidamente risolvere problemi di fornitura di energia.
    Ma ripeto è l'uso razionale dell'energia (unita ad un miglioramento del comfort) che può aiutare, non di certo le centrali nucleari.
    PS: Il tabacco non fa male, è l'abuso che determina l'aumento statistico del cancro al polmone! come il cibo, l'amianto, alcune bevande, alcuni farmaci ecc...

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