martedì 19 febbraio 2013

In Sardegna biomasse per lo sviluppo. Un esempio da imitare


[ di Valter Cirillo ]  È di questi giorni la notizia di un progetto per sostenere la produzione di biomasse forestali a fini energetici in Sardegna. L’obiettivo è di aiutare finanziariamente 400 aziende agricole, offrendogli contratti di 15 anni per la fornitura di legno di eucalipto coltivato, da destinare alla generazione elettrica in un impianto di Enel Green Power.

Qual è l'impianto in questione non viene detto, ma è facile indovinare che si tratta della centrale “Grazia Deledda” di Portoscuso (Carbonia-Iglesias), l’unica gestita da Enel in Sardegna che utilizzi biomasse.

La centrale, che ha una potenza complessiva di 590 MW, è composta da due sezioni a carbone, in una delle quali, da 350 MW, il polverino di carbone è miscelato con una quota di legno vergine triturato.
La capacità a biomasse dell’impianto è stata recentemente incrementata da 30 tonnellate l’ora alle attuali 45 t/h di cippato di legno, che  fino a pochi anni fa erano interamente di importazione (prevalentemente dal Portogallo), mentre ora provengono in parte dall’estero e in parte da produttori sardi.

 È evidente che l’accordo per potenziare la coltivazione di eucalipto a fini energetici mira a ridurre le importazioni dall’estero, con evidenti vantaggi per tutti. Da un lato infatti, c’è la valorizzazione di aree rurali depresse o poco remunerative, con stimolo sia allo sviluppo economico sia all’occupazione (e 400 aziende agricole non mi sembrano poco); dall’altro si riducono le importazioni e si potenzia la generazione elettrica da fonti rinnovabili, con riduzione delle emissioni di CO2 e aumento complessivo della sostenibilità sociale e ambientale.

È quest’ultimo punto che mi preme sottolineare, quello della sostenibilità ambientale e sociale. Infatti a me sembra evidente che il sostegno alle coltivazioni energetiche, in aree rurali depresse e in terreni marginali, andrebbe favorito su larga scala. Esattamente per gli stessi vantaggi citati nel caso della Sardegna, ai quali aggiungerei anche il fatto che queste coltivazioni, se fatte in modo


intelligente, darebbero anche un contributo alla lotta contro il dissesto idrogeologico.

Curiosamente, invece, l’utilizzo delle biomasse a fini energetici in centrali e centraline termoelettriche è in assoluto la cosa maggiormente contestata in Italia: secondo l’ultimo Rapporto del Nimby Forum sono 83 i progetti di centrali a biomasse contestate, su un totale di 331 progetti di ogni tipo oggetto di contestazione. Un record, appunto.
La cosa è particolarmente curiosa se si considera che la crisi economica degli ultimi anni ha portato ad un vero e proprio boom nell’uso diffuso di biomasse legnose. Questo perché il minore reddito da un lato, e l’aumento dei costi energetici dall’altro, porta tutti quelli che ne hanno la possibilità ad aumentare l’utilizzo di caminetti e stufe a legna per il riscaldamento.
Ma, contrariamente a come per antica abitudine si pensa, bruciare legna non è la cosa migliore per la salute, poiché la combustione libera inquinanti tossici e cancerogeni, tanto più pericolosi in quanto emessi in ambienti chiusi. Per giunta, nei caminetti non si brucia solo legno vergine, ma spesso anche legno di recupero, che è frequentemente associato a sostanze chimiche di vario genere. Con effetto inquinante che si somma agli altri inquinanti emessi negli ambienti urbani da auto e caldaie per riscaldamento.
Molti lo dimenticano, e molti di più proprio non lo sanno, ma la cattiva qualità dell’aria nelle aree urbane è – e di gran lunga – la prima urgenza ambientale dell’Italia.
In realtà le cose non sono mai semplici, e l’uso delle biomasse non fa eccezione. Si intrecciano aspetti complessi, che riguardano la destinazione degli incentivi, gli usi diversi della materia prima (c’è il grande discorso dei biocarburanti che andrebbe considerato), il fatto che una cosa è auspicare corrette pratiche boschive, e altra cosa è controllare che siano davvero fatte in territori orograficamente difficili come quelli italiani, e molto altro ancora.
Ma, allo stato attuale, è certo che l’uso delle biomasse nelle centrali è quello che garantisce la maggiore tutela ambientale. Sia per i complessi sistemi di abbattimento degli inquinanti che sono presenti nelle centrali, sia per il fatto che la fornitura della materia prima avviene nell’ambito di accordi che prevedono corretti metodi di gestione delle coltivazioni, che le aziende agricole hanno interesse a rispettare, per non rischiare di trovarsi a lavorare senza uno sbocco commerciale.
 Valter Cirillo


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