mercoledì 23 marzo 2011

Ci sono rinnovabili e rinnovabili

Vengo regolarmente accusato di essere un filonucleare. Che è vero. Non vengo invece mai accusato di essere un "filo-rinnovabili", che pure è altrettanto vero. E questo fatto mi piace ribadirlo nel momento in cui si discute di incentivi al fotovoltaico, perchè trovo poco serio (direi quasi stupido) il fatto che di questo in realtà si sta dicutendo, cioè di incentivi al fotovoltaico, invece di incentivi alle rinnovabili, come si dovrebbe fare.
Per farla molto breve, personalmente ridurrei drasticamente gli incentivi al fotovoltaico. Perchè: 1) si tratta di una tecnologia interamente importata, 2) la resa energetica della tecnologia e il suo impatto sulla riduzione delle emissioni (che poi è lo scopo per cui la fonte dovrebbe essere incentivata) è risibile, 3) il rapporto costi/benefici è drammaticamente negativo, 4) si sottraggono risorse ingentissime alle altre fonti rinnovabili, come periodicamente ricorda l'Autorità per l'Energia, 5) si permette scriteriatamente di installare una rilevante potenza elettrica di una tecnologia che è in rapida evoluzione, nel senso che solo tra 2-3 anni sarà molto più efficiente e meno costosa, ma che noi non potremo sfruttare perchè l'abbiamo già fatto con quella vecchia, 6) ha un forte impatto negativo sulle reti elettriche, data la parcellizzazione degli impianti (come nessun'altra fonte rinnovabile), imponendo ingenti investimenti per l'adeguamento delle reti di distribuzione (investimenti che senza fotovoltaico in gran parte si potrebbero risparmiare, e che peraltro nessuno si ricorda di imputare ai costi di questa fonte), 7) non si fa per niente quello che si dovrebbe fare, cioè finanziare la ricerca per sviluppare un sistema industriale fotovoltaico nazionale.

Sono invece a favore di tutte le altre fonti, con qualche distinguo per l'eolico, nel senso che sono decisamente troppi gli impianti realizzati solo per
sfruttare l'opportunità economica degli incentivi, senza adeguati criteri di valutazione energetica. Mi sembra che negli ultimi tempi la situazione sia migliorata. Ma sui progetti eolici continuerei a stare attento (in qualche caso anche per ragioni paesaggistiche, senza però essere troppo radicale su questo punto).

Circa le altre fonti  incentiverei al massimo il solare termico. Una fonte che da noi è quasi ignorata, anche se è già competitiva e con un rapporto costi benefici molto positivo. Infatti, nelle nostre società la maggior parte dell'energia (in senso assoluto) viene utilizzata per produrre calore (riscaldamento ambienti, processi indistriali, produzione di vapore per la generazione elettrica eccetera). Se si dedicassero risorse per fa si che parte di questo calore fosse prodotto con il sole, i benefici in termini energetici e di minore emissioni sarebbero incomparabilmente superiori rispetto all'uso delle stesse risorse per generare elettricità con le altre (molto più costose) fonti rinnovabili.

Poi penserei ad un grande piano nazionale per lo sviluppo delle bioenergie (biocarburanti, biogas, biocombustibili soli), che dal punto di vista delle emissioni darebbe un risultato neutro e da quello economico un beneficio probabilmente modesto (ma comunque positivo). In cambio, però, si userebbero risorse naturali e produttive nazionali, con benefici rilevanti per l'occupazione (per giunta nelle zone più depresse: campagne, colline e montagne) e anche - non meno importante, se le cose vengono fatte bene - per riequilibrare il dissesto idrogeologico che ormai ci affligge.
Per ragioni molto simili incentiverei al massimo anche la mini-idraulica.

Infine la geotermia. Non tanto per i grandi impianti elettrici a vapore (tipo Larderello, comunque di limitata potenzialità nel contesto italiano), quanto per la climatizzazione e la produzione di calore, per gli stessi motivi citati per il solare termico.
Su questa tecnologia l'Italia è stata antesignana (l'energia geotermica l'abbiamo inventata noi), ma l'impressione è che si stia perdendo drammaticamente terreno. Sia per le nuove tecnologie (produzione elettrica con sistemi binari a bassa temperatura), sia soprattutto per le pompe di calore geotermiche. Sarei lieto se qualcuno mi spiegasse come mai nel nord Europa è già stato installato oltre un milione di pompe di calore geotermiche per la climatizzazione di ambienti (circa 300.000 sollo in Svezia, un Paese con meno di 10 milioni di abitanti e condizioni geologiche meno favorevoli delle nostre), mentre in Italia si è ancora nell'ordine delle migliaia, quasi tutte nella sola Lombardia, installate da imprese svizzere.

1 commento:

  1. Vorrei ribadire per l'ennesima volta che la tua affermazione che la microgenerazione "ha un forte impatto negativo sulle reti elettriche" mi risulta a tutt'oggi infondata, anzi direi che è vero il contrario. Tant'è che se l'AEEG ci ha ricordato che l'incentivo sul fotovoltaico ha inciso sulle bollette elettriche, non ci ha detto che ciò ha influito negativamente sul costo della rete, anzi, i costi sono i discesa.
    Incentivare più di quanto non sia gia in questo momento il solare termico mi sembra a dir poco ridicolo, perchè è evidente che tale tecnologia ha un grosso svantaggio rispetto al fotovoltaico, l'eccesso di produzione estivo non può essere sfruttato efficentemente (mentre l'energia elettrica è facilmente ridistribuibile.
    Sulle pompe di calore geotermiche ti rispondo io: il loro costo non vale la spesa. La maggior resa rispetto a una semplice PDC Aria/acqua non giustifica la spesa. Man mano che ci si sposta al Nord e quindi verso climi freddi il discorso cambia.

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