mercoledì 30 giugno 2010

Un paio di dubbi sugli investimenti per la fusione nucleare

La fusione nucleare è una sorta di chimera. Una specie di creatura improbabile (energia illimitata, con poco impatto ambientale, a basso costo, sviluppata da tutto il mondo congiuntamente, senza rischi di proliferazione militare, senza rischi di incidenti con gravi contaminazioni nucleari) la cui unica caratteristica certa è il tempo necessario per averla disponibile. Circa 50 anni. È infatti da 60 anni, oggi come allora, che si continua a dire con convinzione che «sarà disponibile tra 50 anni».
 
In realtà non sappiamo ancora se sia tecnicamente realizzabile con le tecnologie attuali, e tanto meno sappiamo se potrà essere economicamente concorrenziale. Però ci si crede, al punto che si investono cifre favolose. Solo per il progetto ITER si parla di oltre 10 miliardi di euro, ma globalmente la cifra è di decine di miliardi l’anno.

Ci sono molti motivi per appoggiare la fusione nucleare. A cominciare dal fatto che si tratta ancora dell’unico vero grande progetto di cooperazione globale (USA, Unione Europea, Russia, Cina, Giappone, India, Corea e altri). Inoltre le grandi sfide danno sempre grandi risultati, anche se non sempre nella direzione sperata. Nel caso della fusione, ad esempio, immagino che solo le ricerche sui nuovi materiali avranno ricadute più che importanti per molti e diversi settori industriali.

Tuttavia sono anche certo che se domattina sul monte Tabor scendesse dai cieli Albert Einstein in carne ed ossa a chiedere 100 miliardi di euro sull’unghia (è il minimo che si possa oggi prevedere per ipotizzare un reattore a fusione commerciale) in cambio della promessa di darci FORSE una fonte di energia sicura, pulita e illimitata tra 50 anni …. beh! secondo me quel “forse” ci farebbe dire al caro vecchio Einstein che apprezziamo molto l’idea, che siamo felici che sia tornato dall’al di là per rendersi ancora utile, ma purtroppo c’è la crisi, ci sono urgenze sociali maggiori e quindi - non ce ne voglia - preferiamo non rischiare.

Nel frattempo, però, quei 100 miliardi nel mondo verranno spesi nel giro di tre decenni, e altrettanti, se non di più, ne abbiamo già spesi da 60 anni in qua.
Il punto non è se si debba o no investire per la fusione nucleare. Certo che si. Mi resta però il dubbio se la mole di spese sia adeguatamente sotto controllo, visto che è piuttosto difficile scoprire quanto in realtà si spende, per cosa e con quali modalità. E soprattutto mi resta il dubbio se non sia il caso di ridurre queste spese di una ragionevole quota - diciamo del 10% - da destinare alla ricerca sulle altre fonti. Ad esempio per il fotovoltaico.

Resto del parere che è assurdo puntare sul fotovoltaico come si sta facendo allo stato attuale della tecnologia. Cioè con gli alti costi e con la modesta resa di conversione del fotovoltaico attuale. Ma certo se ci fosse un programma di ricerca internazionale che al fotovoltaico destinasse anche solo 1 miliardo di euro l'anno per dieci anni (l'equivalente del solo progetto ITER), probabilmente entro un decennio le cose sarebbero molto diverse, sia per i costi, sia per la resa dei pannelli.

1 commento:

  1. Il fatto che non si sa ancora se sia tecnicamente realizzabile non vuol dire scartare a priori questa strada. L'utilizzo di centrali ad alto potenziale produttivo, come quello che potrebbero venir fuori da queste ricerche, e le stesse centrali nucleari, mettono potenzialmente a rischio il sistema di distribuzione attuale.
    Il parere banale di non puntare sul fotovoltaico, è decisamente detto da persona con poca esperienza nel settore energetico. Mi spiego meglio. E' pur vero che si danno incentivi al fotovoltaico, ma tale input è dato soprattutto per non pagare multe salate poi. E' quindi + conveniente pagare un sovrapprezzo al costo dell'energia fotovoltaica che pagare la famosa ammenda europea (da protocollo di Kyoto). Se uno poi si rende conto che il costo del pannello fotovoltaico (e sottolineo costo) è oramai sceso sotto i 2 €/W, in realtà il vero salasso è l'installazione che per il nuovo è praticamente vicino allo 0,1 €/W per il ristrutturato varia fortemente (dipende dalle opere provvisionali di sicurezza e se abbinati ad una ristrutturazione) + costo dell'inverter. In pratica su una casa nuova si aggira 2,4 €/W. La convenienza sta nella distribuzione dell'energia GD (generazione distribuita o smart grid) che portano un edificio anche all'autonomia energetica (bisogna progettarli bene ma ci si riesce). La poca resa è sufficiente basta diminuire gli sprechi. Esistono già pannelli con rendimenti al 30% sono concettualmente diversi, non sono al silicio...ma non è questo il punto. Bisogna farsi bastare la poca energia, aumentando il comfort abitativo! Probabilmente se il fotovoltaico avesse avuto lo stesso incentivo militare del nucleare, avremmo un mondo migliore.

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