sabato 8 maggio 2010

Povertà energetica e tecnologica


Probabilmente non è nuova, ma io non la conoscevo e mi è piaciuta. L'ho tratta da un intervento di Costantino Lato (GSE) ad un convegno sulle "Fonti rinnovabili e scenari energetici al 2020" tenutosi ieri presso la sede del GSE a Roma.
Al di là della battuta, comunque, la vignetta merita qualche riflessione, in merito allo spirito antiscientifico e antitecnologico che mi sembra si stia diffondendo. Non è che la tecnologia sia la soluzione di tutto, ma 7 miliardi di persone possono vivere e prosperare solo con un maggior ricorso ad essa, non illudendosi che se ne possa fare a meno.

5 commenti:

  1. E' una vignetta idiota, storicamente inattendibile. Riflette la crassa ignoranza di chi l'ha disegnata e/o un modo molto grossolano di ragionare. Gli studi antropologici ci dicono che le comunità umane del paleolitico vivevano in ambienti molto diversi e con "spesa" di lavoro e consumi di energia molto diversi. Ma per lo più lavoravano non più di due-tre giorni alla settimana e con ciò avevano quanto bastava per la sopravvivenza (cioè in media stavano molto meglio di noi in termini di "lavoro necessario" per vivere). La speranza di vita era minore, ma ciò dipendeva dall'assenza di conoscenze igienico-sanitarie, non dalla mancanza di "energia"; anzi, la vita, per chi sopravviveva alla mortalità infantile, era in media molto più sana di quella che si sarebbe avuta dopo lo sviluppo agricolo e urbano, che portano con sè la comparsa delle epidemie endemiche. Ovviamente l'ambiente era spesso incerto, pericoloso, a volte molto meno generoso delle situazione media. In effetti pare che gli sviluppi "progressivi", in particolare la rivoluzione neolitica, non avvengono dove si stava meglio e c'era più energia, ma dove le difficoltà ambientali erano maggiori e si cercavano "nuove tecnologie" per superare le difficoltà.
    Il discorso sul futuro energetico è troppo complesso per riassumerlo in un post ad uso di persone che mostrano di non aver mai ragionato sulla complessità delle transizioni energetiche nella storia umana. Mi limito a dirvi che se non si pensa a un cambiamento epocale del sistema energetico non si va da nessuna parte. In questa trasformazione, il nucleare di fissione attuale non avrà nessun ruolo alla fine del processo, e come tecnologia provvisoria nella fase di passaggio, farà solo perdere tempo, soldi, opportunità e creerà innumerevoli danni, e forse imprimerà una pericolosa distorsione sociale che sarà ereditata dalla società futura assieme alle sue bombe ad orologeria costituite dagli impianti da smantellare e dalle scorie da custodire per millenni... Perciò tanto vale investire subito nelle direzioni verso cui è obbligatorio andare per costruire il futuro: uno sviluppo a minor intensità e a più elevata efficienza energetica, e un sistema energetico in cui devono essere sostituiti in un arco di alcune decine di anni i combustibili fossili; in cui avranno un ruolo fondamentale le diverse fonti rinnovabili organizzate per impianti diffusi sul territorio, a gestione flessibile e decentralizzata, interconnesse da reti elettriche intelligenti, combinate con sistemi di accumulo e con vettori energetici come l'idrogeno per i trasporti; in un mondo che ripensi totalmente l'organizzazione del territorio, la mobilità, il nesso fra luoghi di produzione e di consumo in particolare dei prodotti agricoli, i trasporti; con regole sociali in grado di scoraggiare gli sprechi, i consumi opulenti e meramente ostensivi, e volte a premiare le modalità più sobrie ma ad elevato valore sociale... Serve cioè qualcosa come una rivoluzione: culturale, ma anche economica e politica...
    Il nucleare invece funziona benisismo se si pensa che dobbiamo perseverare con il presente modello socio-economico (quello che ha portato il mondo sull'orlo del baratro economico e ambientale, per intenderci), che ci va bene una società che perpetua il superpotere irresponsabile e incontrollabile dei grandi gruppi finanziari-industriali, strettamente collegati con strutture di potere politico autoritario e oligarchico e con i grandi apparati armati e repressivi, in cui ristrette élite superprivilegiate si contendono i destini del mondo giocando sulla paure e sulle insicurezze alimentate ad arte per fini di divisione e controllo sociale fra la masse delle popolazioni; e in cui alla moltitudine degli individui viene lasciato poco più che la libertà di competere per i consumi, se va bene, o di arrabattarsi una vita per sopravvivere in condizioni di semischiavitù, come capita già ora per i meno fortunati... (segue)

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  3. (segue)
    In verità, ho l'impressione che qualcuno scambia per spirito antiscientifico una più profonda capacità di valutare gli sviluppi scientifici e tecnologici del mondo contemporaneo, cioè una valutazione critica (argomentata e soppesata, tutt'altro che indiscriminatamente e pregiudizialmente avversa); mentre coloro che pensano di possedere questo "spirito scientifico" in realtà spesso sono privi di alcuni dei requisiti essenziali dello spirito scientifico: ossia lo spirito critico; il dubbio metodico; la capacità di visione d'insieme; la libertà di pensiero che porta a immaginare quello che ancora non c'è ma potrebbe essere; l'assenza di fideismo cieco per l'autorità quale che sia, anche quella dei titoli accademici; lo voglia di sottoporre tutto a esame e di passare al setaccio l'ovvio; e soprattutto la capacità d'immaginare un futuro con al centro gli esseri umani come comunità solidale, non come individui in competizione...

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  4. @t.b.: Bello sognare eh? Tutto da fare in qualche decine d'anni... Sai che è dall'86, post referendum che si pompa con ste rinnovabili con i risultati di oggi, dove la tecnologia è ancora acerba per un uso di massa e veramente considerevole.
    Il tuo discorso è basato sull'ideologia, avresti potuto aggiungere anche la necessità di avere la pace nel mondo e non avere più persone che muiono di fame o di sete... Che è esattamente l'atteggiamento sbagliato che dimostra una predisposizione per il problem-solving pari a zero. Perché nel mentre si fa ricerca e sviluppo per risultati sul lungo termine (> 100 anni), tocca gestire e in teoria al meglio i problemi che già ci sono OGGI. Il nucleare da fissione di oggi non è un investimento inutile, è un mezzo sicuro con i suoi costi/rischi/benefici ben proporzionati per far da ponte nel mentre la ricerca e la tecnologia in tutti i campo continua a progredire.
    Tu hai scritto post lunghissimi senza manco un numero, e basta solo questo per capire quanto sia distaccato dalla realtà, dai suoi problemi, e dall'esigenza di dare risposte concrete a questi problemi. Butti tutto sul: si investiamo e aspettiamo che il futuro ci dia la giusta soluzione...

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  5. @t.b.: Che poi, fra l'altro. Quelli che la mettono sul piano dell'etica, dovrebbero metterci la faccia sul serio in prima persona, altrimenti sono discorsi ancor di più a vanvera con un che di "perculatorio" (un po' come i nostri politici che se ne scono di aver fiducia anche se bisogna stringere la cinghia, tanto per loro, personalmente, la crisi economica non c'è, e non ha cinghie da stringere).
    Questo per dire: descrivi che hai fatto te negli anni per avere meno bisogno di energia e come tu abbia aumentato l'uso efficiente di quella che ti è necessaria.
    Chessò, quanti dindi hai investito per vivere in un edificio passivo, di quanto hai ridotto il consumo di energia elettrica, quanto usi i mezzi pubblici invece della macchina per inquinare di meno, sentiamo. Altrimenti sono solo chiacchere politiche vuote.

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