lunedì 8 marzo 2010

A proposito di GreenPeace e di informazione sul nucleare

Torno sul tema dell’informazione energetica, perché la pubblica accusa fatta nei giorni scorsi da Patrick Moore a GreenPeace (associazione di cui è stato uno dei fondatori) e al movimento ambientalista in genere è rilevante. E non per il giudizio espresso, che è singolarmente duro, ma, purtroppo, perché è vero.
Ha affermato Moore nella conferenza presso l’auditorium Enel di Roma cui ho assistito: «Ho lasciato Greenpeace perché a un certo punto ha abbandonato la scienza e la logica. Fino a quando si trattava di salvare le balene era semplice decidere cosa fare, ma oggi l’organizzazione ha scelto la via della disinformazione, del sensazionalismo e della paura. Le loro posizioni sono spesso contrarie per partito preso: dicono no al nucleare che potrebbe diminuire l’inquinamento e no agli Ogm che potrebbe mettere fine alla fame nel mondo. Insomma per loro il mondo starebbe meglio se non ci fossero uomini».

A rafforzare la sua affermazione Moore ha raccontato perché nel 1985 ha lasciato GreenPeace. Questa, più o meno la storia come l’ha raccontata (la metto tra virgolette, ma è la mia sintesi di quanto da lui detto): «Del gruppo dei fondatori di GreenPeace ero l’unico con una formazione scientifica e che cercava di ragionare in modo scientifico. A quei tempi i vertici di GreenPeace decisero che occorreva fare una campagna internazionale contro quello che a loro sembrava un eccessivo uso del cloro nel mondo. Feci presente che il cloro è una molecola naturalmente presente nell’ambiente è che è indispensabile per la disinfezione dell’acqua oltre che per molte altre cose relative alla salute. Li avvisai anche dei pericoli insiti nell’allarmismo che avrebbe creato una campagna contro la clorizzazione dell’acqua, e soprattutto sul micidiale rischio di non clorare l’acqua in molti Paesi, ma non mi dettero retta. Per loro il cloro era un prodotto chimico che doveva essere ridotto, punto e basta. A me sembrava una vera follia e, così, decisi di andarmene».

Questo esempio è davvero illuminante, perché solo un pazzo, nel mondo attuale, potrebbe pensare a ridurre il cloro per la disinfezione delle acque potabili. Eppure GreenPeace portò avanti la sua campagna anticloro, peraltro con qualche successo. Il Governo peruviano, ad esempio, gli diede retta, e all’inizio degli anni ’90 quasi eliminò la clorazione dell’acqua potabile. Il risultato fu circa 800 mila casi di colera in Perù nel periodo 1991-1996, con oltre 6.000 morti.

È difficile non condividere l’accusa di Moore sul fatto che quelli di GreenPeace stiano diventando dei bravi alunni del consumismo televisivo, basato sul sensazionalismo, sull’allarmismo e sulla paura, il tutto dinamicamente mixato in un contenitore che a me puzza molto di totalitarismo ideologico (il dinamismo è fondamentale per GreenPeace: a chi cavalca le onde, scala ciminiere e fa paracadutismo è richiesta l’azione, non il pensiero!).
Oggi un gruppo di frustratissimi antinucleari francesi, denominati “Uscire dal nucleare”, ha pubblicato un documento in cui denuncia che i reattori nucleari di ultima generazione corrono il rischio di esplodere. E ovviamente GreenPeace è subito intervenuta dichiarando che «le centrali Epr, le stesse che si progetta di costruire in Italia, potrebbero essere pericolose quanto quella tristemente famosa di Cernobyl, perché sottoposte al rischio di analoghi incidenti».
E se volete sapere cosa intendo con comunicazione della paura, andatevi a vedere il mini sito “nuclear lifestyle”, ove GreenPeace si diverte con teschi in versione radioattiva che urlano, informazioni sulle “centinaia di migliaia di vittime” causate da Chernobyl e un intero decalogo basato su informazioni false o fuori contesto. Non una riga di approfondimento su niente.

Vi sembro prevenuto e incazzato contro questo tipo di informazione? Beh! Prevenuto, vi assicuro, no. Io li leggo i documenti di GreenPeace, conosco diversi attivisti e ci parlo, e mi sforzo davvero di tentare di capire il loro punto di vista. Incazzato invece si, e molto. E non solo perchè non conosco un solo attivista di GreenPeace che abbia letto un libro pro nucleare, tanto per capire. Ma perché credo che si stiano comportando verso l’ambiente nello stesso modo populista, demagogico e privo di spirito civico che Berlusconi usa verso il diritto e la democrazia. Causando, alla lunga, un danno incalcolabile. E questo a me, da democratico seriamente preoccupato per le sorti dell’ambiente, fa davvero incazzare.

2 commenti:

  1. io ci provo pure, e sono di sinistra, almeno lo sono sempre stato,e da "ambientalista" ero pure iscritto al wwf... ma non c'è verso... parlare al muro è più proficuo... io sono preoccupato del fatto che la sinistra si sia bevuta il cervello... la questione energetica ed ambientale è troppo importante per lasciarla in mano alla demagogia e alla pubblicità
    concordo pienamente con il tuo approccio

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  2. Sono un attivista di Greenpeace e un volontario della associazione. Ma ancor prima sono un dottore di ricerca in Fisica. Pertanto non solo ho idea ben chiara di cosa sia un documento scientifico (tipologia di lettura che rappresenta il mio "pane" quotidiano), ma spesso mi sono anche trovato a leggere articoli pro nucleare ed a dibattere con persone colte favorevoli alla produzione di energia elettrica da fissione degli atomi. Ti garantisco che le motivazioni che stanno dietro la scelta di rinunciare al nucleare in favore delle rinnovabili non sono un puro frutto di estremismo ideologico, ma nascono da considerazioni scientifiche di carattere economico, sociale ed ambientale. Dimostrazione ne è il pensiero di Carlo Rubbia, premio nobel per la Fisica e promotore della produzione di energia attraverso il solare termodinamico.

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