domenica 28 febbraio 2010

Non male l'idea del nucleare nelle scuole. Ma ci vuole altro

Torno sul tema dell’informazione, riprendendo il filo dell’ultimo post, perché davvero credo che sia il tema fondamentale su cui dovremmo concentrarci.
Oggi tiene banco la proposta della ministro dell’Istruzione Gelmini, secondo la quale sul nucleare occorrerebbe dare una corretta informazione anche nelle scuole.

Mi sembra un argomento importante, di cui si dovrebbe tornare a parlare subito dopo le elezioni, quando, forse, l’opposizione avrà meno l’esigenza di contrastare qualsiasi cosa venga dalla maggioranza.
Se non sbaglio fu della sinistra, a suo tempo, l’idea di introdurre argomenti di attualità nella formazione scolastica, proponendo la lettura dei quotidiani sotto la guida dei docenti. Se quella è stata – come è stata – un’ottima idea, non capisco la differenza con l’attuale proposta della Gelmini. Che onestamente a me sembra da condividere, pur con qualche distinguo. A cominciare dal fatto che tirata fuori così, in questo momento, puzza un po' troppo di strumentalizzazione di parte.
L’argomento è invece serissimo, perché è davvero grave la carenza di informazione e formazione tecnico scientifica nel nostro industrializzato Paese, il cui sviluppo e benessere è necessariamente legato all’evoluzione tecnologica.

Gli studenti di oggi diventeranno cittadini con diritto di voto e con dovere di scelta. Ma è ragionevole far decidere a cittadini del tutto ignoranti di scienza e di tecnologia se è bene puntare su questa o su quella tecnologia?Nella mia famiglia, qualche mese fa, si è posto il problema di cambiare la caldaia del gas. A nessuno è venuto in mente di fare un referendum tra parenti e amici per decidere prima se cambiarla, e poi quale tipo e quale taglia di caldaia scegliere. Ci siamo informati, ma alla fine abbiamo comunque capito che era meglio affidarci al parere di un tecnico specializzato. E sto parlando di una caldaietta a gas nel’ambito di un bilancio familiare, con aspetti tecnici che conosco piuttosto bene.

Invece se si deve decidere su cose di complessità estrema, che riguardano il futuro non solo nostro, ma anche dei nostri figli, nipoti e pronipoti, è considerato normale affidarsi all’opinione di cittadini del tutto disinformati. Sto parlando delle decisioni sull’uso del nucleare, ma il discorso vale anche per il carbone, i rigassificatori, le fonti rinnovabili, gli OGM, le biotecnologie, la ricerca scientifica in genere e una infinità di altre cose che implicano approfondite valutazioni economiche, tecniche, di geopolitica e molto altro.

È il gioco della democrazia, lo so. E non dico che sia sbagliato: le alternative mi piacciono molto meno. Dico che la democrazia dovrebbe impegnarsi al massimo per rendere quei cittadini informati sulle cose su cui saranno chiamati a decidere e consapevoli delle possibili conseguenze delle loro scelte.
E il primo e più importante posto dove farlo è proprio la scuola.

I distinguo sulla proposta della Gelmini riguardano dunque non tanto la proposta in sé (che comunque sarebbe meglio di niente) ma il fatto che si dovrebbe andare oltre l’argomento di moda e di contrasto politico (nucleare), introducendo nella scuola una adeguata informazione e formazione sulla complessità tecnologica della società in cui viviamo.

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