La vicenda dell’ALCOA qualcosa dovrà pure insegnare, al di là dell’esigenza immediata di salvaguardare i circa 2.000 posti di lavoro (diretti, più un numero imprecisato nell’indotto) tra Sardegna e Veneto.
Non entro qui nel merito della vicenda che è indubbiamente complessa. Mi limito a ricordare che c’è un punto sul quale non ci sono discussioni, e cioè il motivo per cui l’ALCOA vuole chiudere.
Non entro qui nel merito della vicenda che è indubbiamente complessa. Mi limito a ricordare che c’è un punto sul quale non ci sono discussioni, e cioè il motivo per cui l’ALCOA vuole chiudere.
Si tratta della terza azienda al mondo nella produzione di alluminio primario, cioè prodotto dal minerale originario, la bauxite. Tale produzione di alluminio viene effettuata tramite particolari processi elettrolitici, che richiedono enormi consumi di energia elettrica (circa 15- 16 kWh per ogni kg prodotto), tanto che qualcuno si diverte a definirlo “elettricità allo stato solido”. Per questo motivo la maggiore produzione di alluminio avviene nei Paesi che dispongono di grandi quantità di energia elettrica a basso costo, come nel Canada (maggiore produttore al mondo) e nei Paesi scandinavi, dove gli impianti di produzione hanno in genere delle centrali idroelettriche dedicate. In Europa un altro Paese grande produttore è (guarda caso) la Francia.
L’Italia è invece uno dei maggiori produttori (per la precisione il terzo al mondo e il primo in Europa, a pari merito con la Germania) di alluminio riciclato, ottenuto cioè dal recupero di lattine e di altri rifiuti di alluminio. Un processo che richiede una quantità di energia elettrica infinitamente inferiore rispetto alla produzione primaria: circa 0,8 kWh per kg prodotto.
Dunque per quale motivo l’ALCOA vuole chiudere?
Perché l’energia elettrica in Italia costa troppo. Come dichiara un comunicato dell’azienda del 12 dicembre scorso (sintetizzo il virgolettato) «i prezzi dell’elettricità in Italia non sono comparabili a quelli pagati da altre società che operano nel settore dell’industria pesante in altri Paesi europei. […] Gli impianti produttivi di alluminio primario italiani pagano per l’elettricità prezzi tali da rendere impossibile la loro competitività sui mercati globali. Gli impianti di ALCOA perderanno più di 8 milioni di euro ogni mese. […] Nessuna società può continuare a operare con un tale livello di perdite».
Se questa è la situazione, può stupire che l’ALCOA minacci di chiudere? Ripeto, non entro nel merito della questione specifica, dove giocano ragionamenti ed esigenze di tipo politico e industriale molto complessi.
C’è però un punto sul quale è indispensabile riflettere. E cioè che la vicenda dell’ALCOA non può semplicemente essere risolta in modo aziendale. C’è l’intera questione energetica che deve essere tirata in ballo. E con la massima urgenza.
Ma scusate, mettiamo che il Governo riesca a garantire all’ALCOA tariffe elettriche molto, ma molto agevolate, tali che da convincerla a non chiudere. E mettiamo che l’Europa accetti tale situazione. Secondo voi, perché io che produco carta, o ceramiche, o cloro, o prodotti chimici o uno qualsiasi degli altri infiniti prodotti che richiedono rilevanti consumi di energia elettrica, e che per tale motivo mi vedo fortemente penalizzato nella competizione internazionale … perché io che già pago l’elettricità il 50% in più di quanto la pagano le aziende francesi e il 30% più di quanto la pagano le industrie tedesche... perchè dovrei accettare di essere così penalizzato mentre all'ALCOA la si fa pagare tanto meno di me? Cos’è, sono più belli? Hanno conoscenze migliori?
Che l’elettricità in Italia costi molto più che negli altri Paesi europei è cosa ben nota. E recriminare sugli sbagli del passato ora è perfettamente inutile. Ma qualcosa sarà pure ora di farla per ridurre i costi e accrescere la nostra competitività.
È possibile farlo entro 2-3 anni? Certamente no, e certamente no con alcune fonti rinnovabili come l’eolico e il solare (che sono indispensabili per altri motivi, ma certamente non per ridurre i costi, che anzi incrementano). Ma nell’arco di una decina di anni si può fare molto: ad esempio con il risparmio e l’efficienza. E con il nucleare.
:-) Molto educato e diplomatico l'articolo, con il riferimento al nucleare solo nell'ultima frase e con solo 4 parole 4... :-)
RispondiEliminae perche non vogliono andare in francia?
RispondiEliminaPer anonimo: perchè la Francia è già una grande produttrice di alluminio primario. Cosa che può permettersi grazie ai bassi costi dell'energia elettrica. L'Alcoa pensa di traferirsi in Arabia perchè là il costo dell'energia - da petrolio e senza tanti ambientalisti che rompono sugli aspetti ambientali - è probabilmente il più basso al mondo, visto che il costo di estrazione del petrolio è inferiore agli 8 dollari al barile. All'Alcoa interessano i mercati orientali in fortissima crescita. Ovviamente potrebbero continuare a produrre in Italia ed esportare anche in Cina. Ma indovina un po' perchè non gli conviene continuare a produrre in Italia?
RispondiEliminaIl nucleare è inutile e costoso.con qualche torre eolica si potrebbe risolvere il problema dell'energia x la produzione dell'alluminio all'alcoa
RispondiEliminaQuella dell'energia elettrica è poco più di una scusa. Il divario medio nel costo dell'energia elettrica, è infinitamente minore del differenziale di costo dovuto alla manodopera delocalizzando la produzione fuori dell'europa.
RispondiEliminaQuindi, l'alcoa cerca semplicemente una scusa per delocalizzare, acquisendo manodopera a basso costo.
Quanto al nucleare, beh... lasciamo perdere la cretinata nella conclusione di questo articolo. Sappiamo tutti che per produrre energia nucleare a prezzo competitivo occorre incrementare i costi dell'energia per i primi DIECI ANNI, cioè se si iniziasse ora, per 10 anni almeno dovremmo pagare l'energia notevolmente di più (poi forse, ma molto in forse, potrebbe esserci un risparmio, dovuto più dall'esaurimento dei combustibili fossili).
E se è vero che alcoa non può sopportare perdite per pochi mesi ... insomma, ci siete arrivati da soli, quella del nucleare è una cretinata.