venerdì 22 gennaio 2010

C'è ancora qualcuno convinto che il nucleare sia in declino

Ieri ho seguito un convegno organizzato dall'Enea alla Casaccia, presso Roma. C'erano parecchi giornalisti, qualcuno anche di organi di informazione ambientalista, apertamente antinucleari. Ad un certo punto uno di questi, con cui ho amichevoli rapporti di lavoro da anni, si gira e mi fa: «di un po', tu che sei un nuclearista convinto. Me lo spieghi perchè c'è questa fregola per riaprire il nucleare in Italia, visto che è una tecnologia in declino in tutto il mondo? C'è la Cina e magari qualche altro Paese sfigato che fa qualcosa, non lo so... ma in occidente è tutto fermo da trent'anni. Chi ha interesse a tirarlo fuori ora, in Italia, a parte i soliti industriali?».
Mi sono limitato a guardarlo e a dirgli «Lascia perdere. L'unica cosa giusta che hai detto è che non sai».

C'è ancora qualcuno convinto che il nucleare in occidente sia in declino. Allora provo a sintetizzarne in poche righe la storia.

Lo sviluppo dell’energia nucleare può essere suddiviso grosso modo in tre grandi periodi:
--  dal 1954 al 1975. In questi anni la potenza nucleare installata è passata da zero a 75.000 MW, con una media di 3.500 nuovi MW in servizio ogni anno
--  dal 1976 al 1988. È il periodo di grande espansione del nucleare: si è passati da 75.000 MW a 300.000 MW, con una media di 17.000 nuovi MW in servizio ogni anno
--  dal 1989 al 2008. La potenza complessiva è passata da 300.000 MW a 372.000 MW, con una media di circa 4.000 MW aggiuntivi l’anno, tra nuova potenza e up-grading di impianti esistenti.

È inoltre interessante osservare che l’energia elettronucleare prodotta ha avuto un tasso di crescita superiore a quello della potenza installata, grazie al miglioramento nell’affidabilità degli impianti, che hanno costantemente aumentato la loro disponibilità programmata (cioè le ore dell'anno in cui hanno prodotto energia). Nel secondo periodo (1976-1988) la potenza installata è infatti aumentata di circa il 300%, mentre la generazione elettrica annua è passata dai circa 400 miliardi di kWh del 1976 ai 1.800 miliardi di kWh del 1988 (+350%). Nel terzo periodo (1989 – 1988) la potenza installata è aumentata del 24%, mentre l’energia generata è passata da 1.800 miliardi di kWh a 2.610 miliardi di kWh (+ 45%).

É vero che i dati esposti registrano negli anni più recenti una notevole riduzione della nuova potenza media annua rispetto al periodo di maggiore espansione. Tuttavia il rallentamento nella costruzione di nuovi impianti non può essere attribuito ad un ripensamento sull’uso della fonte nucleare, quanto al fatto che i Paesi occidentali avevano completato i programmi che si erano prefissati negli anni ’70 e ‘80, raggiungendo il mix di generazione elettrica ritenuto ottimale per proprie esigenze. Poi, il crollo del prezzo del petrolio registrato dalla metà degli anni ’80 (che per 15 anni, fino al 1999, si è mantenuto su livelli bassissimi) ha reso economicamente poco conveniente investire nelle tecnologie energetiche che prevedono rilevanti investimenti iniziali, cosa che ha riguardato il nucleare, ma anche tutte le nuove fonti rinnovabili, che, infatti, fino al 2000 sono rimaste ferme ai nastri di partenza.
Ma a partire dal 2001, a fronte del notevole incremento del costo dei combustibili fossili, si è tornato a definire nuovi piani di espansione del nucleare non solo nei Paesi in via di sviluppo, ma anche negli USA e in molti Paesi europei.
Attualmente (dicembre 2009) nel mondo vi sono 56 centrali nucleari in costruzione per un totale di 51.700 MW (fonte: European Nuclear Society). La maggior parte è nei Paesi asiatici (20 in Cina, 6 nella Corea del sud e 5 in India) ma ve ne sono ben 17 in Europa (6 nella UE, 9 in Russia e 2 nell'Ucraina). Anche glki USA stanno ricominciando, anche se, per ora, i lavori sono iniziati solo per una centrale.

Oltre a queste centrali effettivamente in costruzione vi sono poi altre 130 centrali pianificate, per circa 142.800 MW. E si noti che "pianificate", in gergo tecnico, non vuol dire centrali di cui genericamente si parla, bensì progetti presentati di cui si è programmato l'inizio dei lavori entro i prossimi 2-4 anni.

Infine va ricordato che in occidente il business del momento è nel ripotenziamento e nell'allungamento (in genere per altri 20 anni circa) della vita delle centrali in servizio. Cosa che sta creando una gran giro di affari in quasi tutti i Paesi che si avvalgono dell'energia elettronucleare.

A me non sembra proprio un'industria in declino. A voi?

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